Nella mia vita fortunatamente ho coltivato e coltivo tuttora tante passioni, e tutte nascono da una scintilla, da un momento topico che trasforma una routine in qualcosa di magico. La storia di Karles Vives nell’articolo di Gianrico Nai “ Le tapas di Traverso”, Rider nr. 56 è stata una scintilla: mi sono immedesimato nel protagonista e come lui, senza avere conoscenze meccaniche ho voluto lanciarmi la sfida e provare a personalizzare una moto!
Essendo già amante del marchio BMW e innamorato del bicilindrico boxer, la mia ricerca si è da subito indirizzata su un R 100.Dopo una serie di ulteriori approfondimenti sulle varie rivisitazioni dell R 100 ho delineato il mio  progetto:  un ibrido tra un cafè racer e uno scrambler, ho scelto i colori , immaginato i dettagli e sognato il rombo al primo giro di chiave.Ma la strada era ancora lunga:

step 1 trovare la moto da personalizzare;
step 2 organizzarsi una mini officina homemade con tutti gli arnesi necessari;
step 3 affiancarsi a esperti meccanici per imparare sempre qualcosa in più sulla mia moto.

Nelle terre romagnole dove le due ruote sono nel cuore di tutti i cittadini ho trovato la mia protagonista: Paolo e suo padre mi aspettavano nel loro cortile pieno di capolavori di meccanica come le mitiche Ossa, Electra Glide, KTM e nel mezzo una fantastica R 100 del 1982. Con gli amici ho caricato la moto sul furgone e l’ho portata a casa dove ad attenderla la mini officina homemade che pezzo dopo pezzo aveva preso forma.

Questa è una storia di passione ma soprattutto di amicizia: è stato l’elemento comune del progetto non era solo la MIA moto, ma un motivo di aggregazione di vecchi amici, curiosi, scettici, critici, esperti o semplici appassionati che nelle sere d’inverno si affacciavano al garage di casa chiedendosi cosa stesse succedendo li dentro. Primo della fila il mitico Jambo, compagno di scuola e abile lavoratore di metalli che è riuscito a costruire pezzi  unici come il telaio posteriore,  il portatarga il reggifaro. Con lui ho smontato, disegnato, modellato e riassemblato ogni altro pezzo del mezzo fino a renderlo quello che oggi guido con orgoglio. L’orgoglio non di un collezionista, nè di un esperto mondiale, ma di un semplice appassionato che ama sporcarsi le mani e capire il Perchè delle cose e ama condividere tutto ciò con gli amici. Gli ultimi accorgimenti meccanici li ha poi fatti il Mauro, il meccanico di fiducia, e ricordo ancora quando di sabato sotto la pioggia me l’ha riconsegnata e l’abbiamo accesa.....ahimè la carta non permette di trasmettervi l’emozione del rombo all’accensione!

Anche io ce l’ho fatta!

Nome: Marco